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Pier Maria Rossi eresse nel 1471 la Badia di Santa Maria della Neve, forse per il figlio naturale Ugolino, allora abate di S. Giovanni Evangelista di Parma, che però non risulta sia mai stato insignito di tale titolo a Torchiara; e non dallo stesso Ugolino, come erroneamente è stato sostenuto da vari storici, rifattisi a una citazione, espressa per altro in modo dubitativo, di Bonaventura Angeli, cronista della fine del secolo XVI.
Due anni più tardi, quando certamente la costruzione del monastero doveva essere già assai avanzata, Pier Maria ne chiese l'approvazione ecclesiastica al Papa, e Sisto IV, con propria bolla del 12 aprile 1473 diretta a Ilario Anselmi, arciprete della cattedrale di Parma, autorizzò l'erezione del convento; che risultava dotato di chiesa, campanile, dormitorio, cimitero, refettorio, chiostro, giardino, orto ed altri servizi, sufficienti a una comunità di venti monaci appartenenti alla congregazione di S.ta Giustina di Padova. Il fondatore provvide anche a dotare il complesso di un opportuno numero di beni, consistenti in alcuni fondi rustici e in altre proprietà immobiliari.Nei giorni 6 e 7 giugno del 1479, come risulta anche da un'iscrizione ormai scomparsa, furono consacrati la chiesa, gli altari, il capitolo, una terza parte del chiostro, e benedetto il cimitero. Non si hanno altre notizie sulla sua costruzione e sull'andamento dei lavori. Gli unici dati storici riguardano eventi bellici: nel 1483 rischiò d'esser coinvolta nell'assedio posto dalle truppe di Lodovico il Moro al vicino castello, e il 19 novembre del 1551, durante la guerra di Parma, le milizie di Ottavio Farnese, temendo che le truppe imperiali asserragliate nel castello potessero occuparla, tentarono di darla alle fiamme, ma fortunatamente con poco danno.
Nei giorni 6 e 7 giugno del 1479, come risulta anche da un'iscrizione ormai scomparsa, furono consacrati la chiesa, gli altari, il capitolo, una terza parte del chiostro, e benedetto il cimitero. Non si hanno altre notizie sulla sua costruzione e sull'andamento dei lavori. Gli unici dati storici riguardano eventi bellici: nel 1483 rischiò d'esser coinvolta nell'assedio posto dalle truppe di Lodovico il Moro al vicino castello, e il 19 novembre del 1551, durante la guerra di Parma, le milizie di Ottavio Farnese, temendo che le truppe imperiali asserragliate nel castello potessero occuparla, tentarono di darla alle fiamme, ma fortunatamente con poco danno.
Dopo questi fatti d'arme, che sfiorarono da vicino la pace monastica, il convento visse tranquillo sino al secolo scorso, quando venne soppresso per ben due volte: la prima in esecuzione delle leggi napoleoniche del 1810, che lo videro affittato a privati (importante è il verbale di consegna del 24 settembre 1814, che riporta una descrizione dettagliata del monastero, con relativi rilievi planimetrici); la seconda volta in conseguenza del Regio Decreto del 7 luglio 1866, dopo che i frati ne avevano ottenuta la restituzione nel 1816 da Maria Luigia d'Austria. Venduti gli arredi e gli altri oggetti, le proprietà immobiliari, poste all'asta nel 1870, furono acquistate da un monaco benedettino, Padre Ildebrando Dell'Oro, con l'aiuto di un prestito avuto dalle Dame del collegio di S.t'Orsola a Parma, che in cambio usarono lo stabile come villeggiatura estiva per alcuni anni; i frati vi rientrarono solo il 18 ottobre del 1889.
Durante la prima guerra mondiale fu occupato dalle nostre truppe per un breve periodo dalla metà del mese di dicembre del 1917 alla fine di febbraio dell'anno successivo. Nel corso dell'ultimo conflitto ospitò libri rari e manoscritti preziosi provenienti da varie biblioteche emiliane, tra i quali la famosa Bibbia miniata di Borso d'Este; vi trovarono rifugio pure diversi oggetti artistici, allontanati in seguito ai bombardamenti che colpivano duramente la città.
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